Una lettura...

Il viaggio:
un partire da me,
un infinito di distanze infinite
e un arrivare a me.
(Antonio Porchia)





Il libro di Francesco è stata allo stesso tempo una lettura interessante e difficile per i temi spinosi che affronta con grande onestà e sincerità, anche quando la sincerità è cruda, dura e difficile da sostenere.
Una sincerità che incontri spesso nel  suo narrare, quando ti parla del suo malessere, del suo piangere carico di una disperazione che spesso è difficile portare alla luce, far emergere da noi stessi, quando verrebbe voglia  per vigliaccheria di soffocarla, nasconderla e far finta che tutto vada bene.
Per lui si trattava di una quotidianità fatta di un lavoro snervante e privo di aspetti appaganti e dell'assoluta mancanza di tempo di qualità per se stessi.
Ognuno di noi ha attraversato momenti di sconforto e soprattutto la maledetta insoddisfazione di sè, della propria vita; la sensazione di aver sbagliato tutto e soprattutto il ritenere che ormai i giochi sono fatti, che la propria via sia tracciata e immodificabile.
Un sentirsi in una prigione che, seppur agli occhi del mondo appare splendida, è pur sempre una prigione di infelicità.
Dall'iniziale racconto della sua vita insoddisfacente, dei suoi dubbi e delle questioni che gli rendevano la quotidianità insostenibile, Grandis delinea un significato diverso del "viaggio" (non innovativo, ma perfettamente calato nella realtà odierna): non un viaggiare per il mondo alla ricerca di nuovi luoghi, alla scoperta di usi, costumi e diverse realtà culturali; ma un percorrere le terre del pianeta con il corpo e parallelamente un viaggio dentro la propria interiorità, alla ricerca di se stessi, alla ricerca degli "indizi per la propria felicità".
In molti momenti, un viaggiare intimo spietato e crudele volto a spazzare via pregiudizi, false sicurezze, alla distruzione quasi di tutto ciò che fino a quel momento si era costruito.
Fino a ritornare dal viaggio per il mondo e dal viaggio attraverso le terre sconosciute dentro la nostra anima profondamente diversi e cambiati; "pacificati" per aver intrapreso il primo, piccolo movimento per raggiungere la propria personale e soggettiva gioia.
Questo viaggio intorno e dentro noi stessi è un viaggiare spesso sconosciuto, disabituati a leggerci dentro e a portare a nudo sensazioni e pensieri disturbanti la quiete che con fatica ci siamo costruiti. 
È certamente il pregio più apprezzabile del libro; più discutibili e intellettualmente interessanti da dibattere sono altri aspetti che emergono: l'importanza e la qualità del lavoro nelle nostre vite,  il ruolo del coraggio/paura nelle nostre scelte quotidiane, quanto il consumismo influenzi la percezione di ciò che veramente ci serve e quale sia realmente la molla che ci fa improvvisamente guardare noi stessi e gli altri con occhi differenti.

La lettura del libro è stata scorrevole, con una scrittura "pulita e diretta" assolutamente azzeccata per narrare un viaggio, ma che spesso perde per me di attrattiva, è comunque un libro che consiglierei di leggere perchè dopo la prima sensazione di trovarsi di fronte ad un libro di svago, nel proseguirne la lettura si aprono spunti di riflessione inediti; all'interno del nostro club di lettura sono scaturiti molti nodi di confronto, ognuno dei quali molto interessante da sviscerare completamente.


Elisa 
per Illumilibro



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